Il 7 novembre 2016, nel contesto del Gruppo Giovani, Arcigay Chieti ha invitato la realtà delle Famiglie Arcobaleno abruzzesi in quello che è stato uno degli incontri più frequentati dell’anno.
Evidente era l’entusiasmo per il tema trattato, un tema, quello della famiglia, che spesso i membri della comunità LGBTI si trovano costretti a ridimensionare e, spesso, ad abbandonare, quasi fosse il prezzo da pagare dopo la gentile concessione di una società che a malapena concede la libera espressione della vita sentimentale e/o sessuale.
Gli ospiti si componevano di:
Yari, membro di una coppia che ha appena iniziato il percorso di Gestazione per Altri;
Angela, una mamma il cui percorso di fecondazione assistita con la compagna è stato completato con la loro bambina;
Alessandra e Giorgia, che hanno presentato il loro piccolo Andrea;
L’incontro è stato diviso in tre momenti funzionali durante i quali le coppie hanno potuto raccontare, passo dopo passo, come sia nato il desiderio di avere una famiglia prima, quale iter hanno seguito e quali sono tutte le possibilità per quella grande comunità che è quella arcobaleno poi, ed infine descrivere la situazione italiana attuale, quali le tutele, quali le mancanze e le prospettive future.
Difficile rendere in queste poche righe quello che in un’ora e mezza è successo in quella stanza.
Nell’aria era palpabile la possibilità di poter abbattere quei limiti che a volte sono solo nella nostra testa. Quei limiti che a volte ci fanno credere di essere soli contro il mondo. Ieri ci è stata data la possibilità di sentirci parte.
L’impatto maggiore forse è stato dato dalle aspettative. Uomini e donne eccezionali, grandi oratori, geni impenetrabili che, soli, hanno superato gli invalicabili ostacoli che concedono a pochi eletti il dono della famiglia. Invece, ciò che è stato presentato alla platea e ciò che presumibilmente più di tutto ha lasciato attoniti, è la normalità. La mediocrità. Ragazzi, ragazze, uomini, donne come te che leggi.
Lì a parlare potevano essere loro come chiunque altro dall’altra parte.
Chi scrive non può che chiedersi con chi si sia parlato, in effetti. Con famiglie omogenitoriali o con famiglie? I diritti che ora loro stanno chiedendo, appartengono solo a loro o alla comunità in toto?
Caro lettore, forse ora “famiglia” è una parola più complicata rispetto a ieri.
Se anche tu, ora, hai voglia di scoprirla, insieme, se anche tu ne hai il coraggio, se anche tu ne hai desiderio, ebbene, benvenuto in famiglia.
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